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La dura vita del rider: 350 euro al mese per vivere in strada | “Salto i pasti”

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La storia di Youssef rider di Firenze che vive per strada ha fatto breccia nel cuore degli italiani. Ecco come organizza la sua vita con un guadagno mensile a dir poco esiguo

Le strade del Bel Paese pullulano sempre più di rider che effettuano le consegne di cibo o di oggetti. In molti casi si tratta di un secondo lavoretto mentre in altri è una vera e propria fonte di sostentamento. L’esempio più eclatante in tal senso è quello degli immigrati, che spesso non avendo troppe altre opportunità fanno i pony per necessità.

Sotto questo punto di vista spicca la storia di un ragazzo nato in Italia, ma da genitori stranieri (madre italo-francese e padre marocchino). Andiamo a vedere nel dettaglio come è riuscito ad adattarsi con i guadagni derivanti dal suo lavoro in consegna.

La vita del rider in tenda: “Spesso salto i pasti”

Si chiama Youssef e ha solo 25 anni. Vive in strada a Firenze per l’esattezza in un parcheggio di viale Corsica da alcune settimane. Una piccola tenda e uno zaino in cui sono raccolti tutti i suoi effetti personali. Si è “trasferito” nella città toscana da La Spezia dove però non riusciva più a pagare l’affitto.

Venuto a conoscenza della possibilità di poter lavorare come rider non ci ha pensato su due volte e ha deciso di ritornare in quel posto da cui era stato ammaliato durante una gita ai tempi della scuola. Il suo “stipendio” è di circa 350 euro, una cifra con la quale nel nostro paese è decisamente improponibile vivere.

Per questo purtroppo non sempre riesce a garantirsi dei pasti dignitosi, anzi spesso li salta. Una vera e propria ingiustizia, anche perché Youssef ha capacità da vendere. Parla molteplici lingue tra cui arabo, inglese, francese, tedesco, polacco e russo.

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A condizionarlo è stato quel passato caratterizzato da atrocità e violenze che ha dovuto subire, tant’è che è stato allontanato dai genitori con l’intervento dei servizi sociali e da quel momento non ha avuto più nessun rapporto con loro. Ha provato ad intraprendere un percorsi di studi, ma ha lasciato odontotecnica all’ultimo anno anche per via di alcuni disturbi depressivi. Discorso analogo per il lavoro presso un’azienda informatica, dove è stato licenziato per via del suo stato psicologico. Ora vuole garantirsi un’indipendenza economica e provare a realizzare il sogno di intraprendere gli studi in ingegneria biomedica, grazie a cui riuscirebbe ad unire le sue passioni per il corpo umano e l’informatica.