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Fare la spesa non è uguale in tutta Italia, anzi: le città meno (e più) care

segreto per fare la spesa
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Gli ultimi mesi hanno messo a dura prova i cittadini italiani. Prezzi aumentati in ogni settore. Fare la spesa, impossibile.

Negli ultimi tempi gli italiani hanno avuto un assaggio, anche abbastanza consistente di cosa significhi, letteralmente avere difficoltà anche semplicemente nel fare la spesa. Oggi più che mai insomma i venti di crisi che soffiano sul nostro paese e non solo hanno portato ad un rialzo incredibile dei pezzi degli articoli di genere alimentare ma non solo.

Fare la spesa è diventato impossibile, questo ci è apparso abbastanza chiaro negli ultimi mesi. Acquistare prodotti anche di prima necessità è diventata una vera e propria impresa. Ogni articolo è aumentato di prezzo e probabilmente continuerà ad aumentare. Tutto è in salita in un certo senso e con molta probabilità le cose non cambieranno fino all’inizio del 2024. In questa situazione, certo, fare statistiche, ricerche è anche abbastanza complicato, ma alcuni dati saltano sicuramente all’occhio.

In questo momento storico, ad esempio diventa ancora più netta la differenza per quel che riguarda il costo della vita. Nel dettaglio di una componente che lo caratterizza, tra le varie città d’Italia. Dati che in qualche modo non ci dicono nulla di nuovo perchè in qualche modo alcune differenze erano già ben note. Dati che però sottolineano quanto in certi casi sia davvero importante la divisione che esiste tra città dello stesso paese, come in questo caso in merito al costo di una spesa media al supermercato, per intenderci.

La città più cara d’Italia, ad oggi, resta Milano, mentre quella che presenta rispetto al capoluogo lombardo, costi letteralmente dimezzati è Napoli. Il Codacons, ferma con un’istantanea il nostro particolare momento storico e traccia una sorta di confronto tra i costi di prodotti di genere alimentari in ben 17 province italiane. In tutto ciò, chiaramente vengono presi fortemente in considerazione gli ultimi incrementi dei prezzi che l’Istata tramite il dato dell’inflazione ha fotografato in un +7,9%.

Fare la spesa è diventato impossibile, non ovunque: a Milano la palma di città più cara d’Italia

Prendendo spunto dai dati del Mise, lo stesso Codacons infatti fornisce i dati circa una potenziale spesa nelle principali località italiane. Si prende in considerazione, per l’occasione,  un tipico “paniere” composto in linea di massima da prodotti ortofrutticoli, carne, pane e pesce, ed altro ancora si possono spendere a Milano, circa 116 euro. L’importo rappresenta il 17,7% in più rispetto alla media nazionale ed il 54% in più rispetto a quanto può essere speso nella sola città di Napoli.

Dopo Milano con i suoi 116 euro ed Aosta con 109,91 euro troviamo via via tutte le altre: Genova (107,91 euro), Trieste (107,29 euro), Bologna (105 euro), Firenze (104,70 euro), Trento (104,68 euro), Torino (103,96 euro), Roma (101,92 euro), Perugia (101,05 euro), Venezia (98,95 euro), Cagliari (97 euro), Bari (88,85 euro) e Pescara (87,17 euro), Palermo (86,97 euro), Catanzaro (79,33 euro), infine Napoli con 75 euro.

Il dato che emerge sembra evidenziare ancora una volta la spaccatura per niente irrilevante che si può notare tra città del nord e città del sud. La differenza di importi tra Milano e Napoli potrebbe generare svariate riflessioni per comprendere pienamente le ragioni di tali differenziazioni. Il Codacons, attraverso le sue ricerche ci comunica che il petto di pollo più conveniente è venduto a Pescara (8,82 euro al kg), le alici più costose a Roma (9,71 euro al kg), mentre il salmone più caro a Milano (quasi 30 euro al kg).

Per quel che riguarda invece la valutazione dei servizi offerti ai cittadini ecco i prezzi. Ginecologo, dentista, tintorie, bar e parrucchieri e quant’altro, troviamo al primo posto, come città più cara Aosta. Media di 458 euro. 29,7% in più rispetto alla media nazionale. Seguono in classifica le seguenti città: Trento (435,89 euro), Milano (435,20 euro), Trieste (421,87 euro), Bologna (415,93 euro), Venezia (404,73 euro), Torino (378,48 euro), Perugia (350,29 euro), Firenze (342,93 euro), Roma (330,41 euro), Bari (318,44 euro), Cagliari (315,22 euro), Genova (310,98 euro), Catanzaro (298,85 euro), Pescara (279,40 euro), Palermo (270,52 euro) e infine Napoli (241,33 euro),che  anche in questo caso risulta essere la città più economica.

Per tagliare i capelli a Catanzaro bastano 14 euro per un uomo, mentre a Trieste ne occorrono 26. Per le donne invece troviamo gli 11,80 euro di Napoli contro i 27,2 euro di Bari. Roma offre un cappuccino a 1,18 euro mentre Trento lo propone a 1,68. Lavare e stirare un abito, infine a Torino costa in media 8,43 euro. Maggiore convenienza al sud Italia insomma. L’Istat con i suoi dati ci dice ad esempio che però nelle province di Catania, Palermo e Messina il rialzo annuo dei prezzi si è attestato su un +9,9%, +9,8% e +9% in media, dati più alti dello sesso trend nazionale fermo a meno dell’8%.

Codacons inoltre dichiara attraverso una nota: “La crescita sostenuta dei listini al dettaglio rappresenta in ogni caso un segnale allarmante che eroderà il potere d’acquisto delle famiglie e incrementerà il tasso di povertà nelle aree più disagiate del paese. Una emergenza che ci auguriamo il prossimo governo sappia affrontare e risolvere con provvedimenti efficaci”.

Prezzi in aumento insomma e sostanziali divisioni tra città e città. Milano la più cara, Napoli la più economica per fare la spesa. Troppo, scarto, troppa differenza, sarebbe interessante a questo punto indagare sui reali motivi di tali sostanziali differenze, spesso troppo marcate, chissà.