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Occhio alle pensioni: qualcuno resterà a mani vuote l Il dettaglio che fa la differenza

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Non tutti i pensionati usufruiranno degli stessi benefit, ma perché?

Pensione altro non è che una rendita percepita dalle persone alla fine della propria carriera professionale. Esistono pensioni che sono rendite vitalizie, che durano cioè a vita, e altre che sono invece temporanee, assegnate in base a situazioni particolari.

Il sistema pensionistico italiano è stato più volte modificato nella legislazione italiana, anche al fine di adeguarsi ai cambiamenti sociali della nazione. Spesso al centro dell’agenda politica dei governi, ha spesso visto oscillare l’età pensionistica, con innalzamenti e abbassamenti della soglia di accesso a essa.

Grandi differenze si notano anche nello stabilire la soglia d’età di accesso alla pensione per gli uomini e per le donne, questione di frequente al centro di polemiche da parte chi si batte per la parità di genere.

La vera discriminante però pare sia un’altra, e derivi da un piccolo dettaglio cui bisogna fare attenzione.

Il problema dei regimi contributivi

Il dettaglio che cambia tutto nell’attribuzione pensionistica è il tipo di regime cui si è sottoposti. Si può trattare cioè di:

  • regime retributivo, per il quale il calcolo della pensione si basa sulla base della retribuzione percepita nel corso degli anni;
  • regime contributivo, per il quale il calcolo dipende dal totale dei contributi versati duranti gli anni di carriera. Esso riguarda chi ha cominciato a versare contributi a partire dalla data del 1° gennaio 1996.

A creare problemi è il regime contributivo puro, per le seguenti motivazioni:

  • l’importo dell’assegno pensionistico sarà calcolato esclusivamente sui contributi versati, ma non terrà conto degli eventuali miglioramenti retributivi ricevuti in busta paga con gli anni, come ad esempio gli aumenti di stipendio;
  • non si ha inoltre diritto all’integrazione al trattamento minimo, strumento che offre un beneficio in più a chi con il calcolo della pensione non raggiunge la soglia minima fissata. Da questo tipo di beneficio solo esclusi a priori quelli che non abbiano versato almeno una settimana di contributi a fine 1995. Un piccolo particolare che costerà molto ad alcuni contribuenti.
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Quota 41 e altre esclusioni per i contributivi puri

Lo stato italiano ha elaborato uno strumento che permette di concedere la pensione a chi abbia versato solo 41 anni di contributi. Tale sistema prende appunto il nome di Quota 41, e il governo discute in questi mesi la possibilità di estenderlo a tutti i lavoratori.

Avranno accesso a tale strumento alcune categorie particolari, tra cui si ricordano i giovani che a 19 anni abbiano versato almeno 12 mesi di contributi e i caregiver, che prestano assistenza ai parenti con malattie e disabilità, nonché a invalidi con il 74% di invalidità e disoccupati di lungo periodo.

Ecco però la nota stonata per i lavoratori cosiddetti contributivi puri: per essi non vi sarà alcun accesso a Quota 41, a meno che non si sia versata almeno una settimana di contributi entro il 31 dicembre 1995.