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10 mila italiani stanno per perdere il lavoro: inquietante

rischio licenziamento
Raffineria a rischio chiusura – pixabay
Si rischia la chiusura delle raffinerie di Priolo, mancano 12 giorni infatti all’ultima data per commissionare le forniture di petrolio dalla Russia e 40 giorni alla scadenza che potrebbe far perdere il lavoro ad oltre 10mila italiani.

I tempi stringono e nessuna decisione è stata presa negli ultimi 55 giorni passati dall’ultima riunione a Roma. Le raffinerie potrebbero chiudere molto in fretta per arrivare al completo spegnimento addirittura prima del 6 Dicembre, data in cui i dipendenti rimarranno a casa.

Raffinerie pronte alla chiusura

L’Isab di Priolo, in provincia di Siracusa, potrebbe chiudere tra pochissimi giorni a causa della mancanza di provvedimenti da parte del Governo per salvare i lavoratori.

In mancanza di un cambiamento, il 7 Novembre partirà l’ultimo ordine dagli impianti e secondo Gianpaolo Miceli, segretario provinciale della Cna siracusana: “Se chiude Lukoil vanno in tilt anche gli altri impianti presenti nella zona industriale. L’intero comparto ne subirebbe un colpo mortale”.

Il 5 Dicembre a causa dell’embargo non potranno più ricevere petrolio russo e dal 6 Dicembre i dipendenti potrebbero rimanere a casa, senza più un lavoro. La chiusura degli impianti Isab Nord e Isab Sud faranno perdere il lavoro non solo ai dipendenti diretti, ma anche a tutti quelli assunti nelle imprese strettamente interconnesse alla raffineria.

lavoratori a rischio
Raffineria – pixabay

Cosa accadrà dopo il 6 Dicembre

I vertici Isab hanno già cominciato a razionare le risorse per avere quanta più autonomia possibile ma la situazione risulta essere più critica di quanto ci si aspettasse. Il presidente di Confindustria Siracusa ha dichiarato: “In questi mesi – dice Diego Bivona, presidente di Confindustria Siracusa – non ci sono stati nuovi segnali. E non si riesce a capire come si voglia risolvere questo problema che non è né solo siracusano né solo siciliano: è un problema nazionale e strategico”.

L’impianto di Priolo infatti copre il 20% del fabbisogno del Paese e la sua chiusura porterebbe a gravi deficit di produzione legati proprio alla mancanza di petrolio. Il neo-ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso ha commentato: “Stiamo seguendo alcune ipotesi di investimento o di acquisizione di questa imprese per consentirle di andare oltre la fatidica data in cui scatteranno le sanzioni”.

Attualmente tuttavia, le uniche idee ufficiali provengono dalla riunione del 2 Agosto, dove è stato indicato: “che la soluzione ideale sarebbe ottenere una deroga almeno parziale per l’embargo dei greggi russi per un periodo di almeno un anno; in alternativa, risulterebbe necessaria per tutta la durata dell’embargo un’adeguata linea di credito per l’emissione delle lettere di credito per l’acquisto del greggio non russo”.