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Riforma fiscale: i punti cardine della manovra del nuovo governo

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Riforma fiscale: la delega affidata dal ministro dell’Economia Giorgetti a Maurizio Leo va nella direzione della semplificazione.

Gli intenti del viceministro dell’economia Leo sono chiari: procedere spediti verso una vera e propria rivoluzione fiscale, che della chiarezza normativa e della semplificazione farà i propri punti di forza.

La pietra angolare sulla quale si vuole costruire la riforma è la flat tax, ma si parla anche di diminuire ulteriormente il cuneo fiscale.

Vediamo quindi i punti principali dell’operato di Maurizio Leo, al quale è stato attribuito l’incarico di determinare il novero di indicazioni che andranno a direzionare la riforma del nuovo governo “entro febbraio”.

Riforma fiscale: Leo annuncia i punti salienti

Tra i piani del ministero dell’economia c’è innanzitutto quello di effettuare una semplificazione delle aliquote Irpef. Nonostante siano già state diminuite nel 2022, nel 2023 potrebbero diventare soltanto tre.

Inoltre, nei piani dell’esecutivo c’è l’estensione graduale della flat tax, che porterà all’incremento di reddito anche per i lavoratori subordinati.

In più, si sta lavorando per incrementare il numero dei beni che sono soggetti all’IVA semplificata, del 5%.

I piani del ministero prevedono inoltre un’ulteriore semplificazione burocratica volta al contrasto dell’evasione fiscale. Verrà infatti introdotta la dichiarazione precompilata per l’IVA.

Da ultimo, viene prevista l’estensione della flat tax per partite IVA  e lavoratori autonomi al 15%, col regime forfettario che viene esteso anche alle partite IVA con reddito massimo di 85.000 euro.

Secondo il programma elettorale del centrodestra, l’ultimo punto è soltanto un inizio, dal momento che si prevede di consentire ai professionisti che guadagnano fino a 100.000 euro, di godere del regime forfettario al 15%.

Le tre aliquote Irpef: come funzionerà

In merito alla determinazione delle aliquote, il Ministro Leo ha risposto a Il Messaggero con un semplice “Vedremo”.

L’ipotesi proposta era quella delle tre aliquote progressive, che vanno dal 23% al 27%, infine al 43% massimale. Nella supposizione si parlava anche dell’eliminazione delle aliquote al 25% e al 35%, che costituiscono quelle centrali fra le quattro attualmente previste.

Bisogna precisare che questo tipo di riforma sarebbe iniquo, in quanto ci sarebbe una mancanza di uniformità ed equità nella ripartizione per i redditi tra i 15.000 e i 28.000 euro.

Ad ogni modo, si nota che il meccanismo incrementale della flat tax costituisce la vera rivoluzione della nuova riforma.

La vera sfida è ridare dignità ai lavoratori

La vera partita da giocare e vincere per risollevare le sorti dei lavoratori italiani è proprio quella di riuscire a dare una spinta al mercato del lavoro.

In una riforma sul lavoro che si rispetti devono essere determinate le condizioni perché le attività lavorative possano svolgersi in maniera dignitosa, quindi ben retribuita in vista di una maggior produttività.

Se venissero previsti degli adeguati incentivi fiscali, il rilancio del lavoro potrebbe migliorare anche la situazione fiscale dei cittadini.

Le imprese, dunque, dovrebbero avere l’onere di offrire occupazioni lavorative che garantiscono un salario dignitoso. I lavoratori, invece, dovrebbero porsi la sfida continua di rimanere al passo delle tecnologie, al fine di essere sempre competitivi nel mercato del lavoro.

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Solo in questo modo, i lavoratori saranno in grado di muoversi in un mercato del lavoro che premierà la produttività e l’impegno di ogni lavoratore.