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Il capo ti può licenziare per troppe assenze sul lavoro? Questo è quello che dice la Legge

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Assentarsi per malattia o per problemi personali, anche se durante diversi momenti dell’anno è un diritto assolutamente irrinunciabile per un lavoratore, tuttavia esistono delle condizioni che metterebbero il posto di lavoro in serio pericolo.

Il datore di lavoro ha facoltà di licenziare il proprio dipendente se quest’ultimo supera le assenze consentite per un certo periodo di tempo o se la qualità del lavoro diventa così scarso da apportare un danno sostanziale all’azienda. Ecco cosa dice la Legge in merito ai licenziamenti per gli assenteisti cronici.

La vita è davvero imprevedibile, ci si può ammalare, si possono andare incontro a problemi di natura personale e ci si può trovare coinvolti anche in problematiche esterne inaspettate, come il Covid19, che ha causato la chiusura improvvisa di milioni di uffici e negozi su tutto il suolo nazionale.

Riuscire a mantenere il proprio posto di lavoro durante questi episodi, se si è dipendenti, è di fondamentale importanza specialmente in un periodo così critico a livello economico, tuttavia esistono delle condizioni in cui il licenziamento è più che legittimo e quindi rientra nei pieni diritti del datore di lavoro, al fine di salvaguardare il rendimento dell’azienda.

A causa dell’aumento preoccupante dei casi di assenze ingiustificate che stava avvenendo negli ultimi anni, le Leggi stanno diventando man mano sempre più rigide, infatti le sentenze della Suprema Corte stanno virando sempre di più dalla parte dei datori di lavoro, i quali si ritrovano in situazioni piuttosto complesse a causa della condotta dei dipendenti.

Quando scattano i licenziamenti per troppe assenze

Il lavoratore, quando firma il contratto di lavoro subordinato, ha a disposizione un totale di giorni da sfruttare per malattia o motivi personali, chiamato periodo di comporto, che gli permette di mantenere il posto di lavoro e allo stesso tempo di ricevere stipendio, contributi e TFR. I giorni compresi in questo periodo sono stabiliti dal contratto e dal CCNL.

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Al termine di questo periodo il lavoratore, per mantenere il proprio posto, può anche mettersi in aspettativa non retribuita, tuttavia se le assenze superano queste due possibilità il datore di lavoro può provvedere all’invio di un preavviso destinato al lavoratore, nel quale lo si avvisa del comportamento tenuto e delle eventuali conseguenze.

La Corte di Cassazione ha di recente riconosciuto al datore di lavoro la possibilità di indicare complessivamente le assenze del proprio dipendente e di dimostrare attraverso delle prove anche lo scarso rendimento lavorativo, così da ottenere un licenziamento per giusta causa.