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Guerra nucleare, la simulazione parla chiaro: quali potrebbero essere i danni per l’ambiente

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Grazie a dei modelli climatici più aggiornati rispetto al passato è stato possibile riprodurre gli scenari catastrofici che potrebbero essere generati da una possibile guerra nucleare

I recenti conflitti internazionali hanno portato nuovamente in auge una tematica che da sempre terrorizza l’umanità, ovvero quella delle guerre nucleari. Una tematica che gli scienziati in qualche modo tengono sempre sotto osservazione visto che sta a loro il compito di capire quali potrebbero essere le conseguenze a livello ambientale di questo scempio.

In passato l’astronomo e divulgatore Carl Sagan aveva effettuato delle simulazioni in merito. Anche il geofisico Owen Toon si era dilettato in questo genere di attività e ultimamente si è ritrovato suo malgrado a dover riprendere i suoi appunti e aggiornarli con modelli climatici più avanzati.

Guerra nucleare: ecco i potenziali effetti sulla natura

Ciò che è venuto fuori è piuttosto inquietante. Ma è bene andare per gradi. Si parte sempre dal fumo visto che che una guerra nucleare genererebbe quasi 20 volte la quantità di fumo prodotto dagli incendi boschivi accaduti in Australia tra il 2019 e il 2020. In poche settimane la luce del sole sarebbe completamente oscurata e il pianeta subirebbe un calo delle temperature di circa 7 gradi.

Per rendere l’idea, lo scenario sarebbe simile a quello dell’impatto con un asteroide, con la conseguenza dell’espansione del ghiaccio su gran parte del pianeta, in particolar modo negli oceani. Questi ultimi verrebbero di fatto trasformati visto che si andrebbero a mescolare le temperature della superficie con quelle della profondità con la conseguente interruzione di molti cicli che sostengono la vita.

Diminuirebbe il fitoplancton che è indispensabile per la sopravvivenza alimentare delle specie che vivono negli oceani. Inoltre produce ossigeno per il pianeta. Ciò sarebbe la conseguenza dell’oscuramento del sole. In pratica molti mari diventerebbero irriconoscibili oltre che deleteri per gli esseri che li popolano.

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Solo le alghe potrebbero resistere e potrebbero diventare basilari per la nostra alimentazione. Nemmeno dopo 20 anni è sicuro che la biomassa dell’oceano possa ristabilirsi un minimo. La rinascita non avverrebbe in modo uniforme e molte aree potrebbero non vedere un ritorno alla vita prima di migliaia di anni.

Le specie marine più grandi andrebbero a scomparire e l’evoluzione potrebbe produrre nuovi esemplari. E gli esseri umani? Che fine farebbero? Vista la situazione che si verrebbe a creare non è assolutamente scontato che possano essere i narratori del nuovo inizio. Una strage di questa portata d’altronde avrebbe effetti deleteri anche per loro.