Reddito di cittadinanza: ora ti controllano anche i servizi sociali, e devi accettare un lavoro lontano da casa
Cosa cambia per quanto riguarda il Reddito di Cittadinanza che sarà sostituito con l’assegno di inclusione. Tutto quello che c’è da sapere in merito al nuovo sussidio
L’avvento del Governo Meloni ha cambiato radicalmente il Reddito di Cittadinanza. Dalle prime modifiche si è arrivati ad una vera e propria sostituzione di questo strumento che è stato il fiore all’occhiello dei precedenti esecutivi a maggioranza Cinque Stelle.
Il decreto-legge approvato lo scorso 1 maggio, giorno della festa dei lavoratori ha infatti introdotto una nuova misura di contrasto alla povertà. Il tutto avrà effetto a partire dal 2024 visto che bisogna aspettare la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Le novità più rilevanti dell’assegno di inclusione
In attesa di capire i dettagli specifici dello strumento appena ideato è bene subito chiarire alcuni punto. Il nome designato è quello di “Assegno di inclusione”, così come annunciato dal Ministro del Lavoro Marina Calderone. Nello specifico questo sussidio sarà rivolto ai nuclei familiari in cui sono presenti persone sopra i 60 anni, minori o persone disabili.
L’importo dell‘assegno non potrà essere inferiore a 480 euro e sarà erogato per un massimo di 18 mesi consecutivi con possibilità di rinnovo per altri 12 mesi dopo 1 mese di interruzione (un po’ come accadeva per il vecchio Reddito di Cittadinanza). Inoltre, dovrebbe essere inserito un ulteriore contribuito per le famiglie che pagano l’affitto, ma a tal proposito mancano ancora dei riscontri ufficiali.
Con tutta probabilità ci saranno dei paletti reddituali e anche per quanto concerne cittadinanza o permesso di soggiorno. La soglia ISEE per poter accedere dovrebbe essere la medesimo del RDC ovvero 9.360 euro. Per quanto concerne invece i componenti della famiglia che hanno un’età compresa tra i 18 e i 59 anni e sono ritenuti “occupabili” sarà necessario avviare un percorso di ricerca del lavoro tramite il centro per l’impiego.
L’offerta deve essere per un lavoro almeno al 60% del tempo pieno, generalmente 24 ore settimanali e dovrà rispettare i minimi salariali previsti dai contratti collettivi esistenti per quella specifica categoria di lavoratori. In caso di rifiuto della proposta lavorativa si perde automaticamente il beneficio.
Qualora invece il lavoro sia a tempo indeterminato si dovranno accettare le offerte su tutto il territorio nazionale, mentre per quanto concerne quello a tempo determinato si è tenuti a dire sì solo se la sede del lavoro non è distante più di 80 km dal proprio domicilio. A ciò va aggiunta l’attività di vigilanza da parte delle forze dell’ordine per cercare di evitare che accedano al beneficio le famiglie che sono sprovviste dei requisiti necessari. Insomma, basta furbetti.