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Google Drive, a rischio i dati personali di 1 milione di utenti: cosa fare per non perdere tutto

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Un recente studio ha dimostrato che i dati personali che ospita Google Drive non sono opportunamente protetti. Ecco cosa fare per non perdere tutto.

Google Drive è, senza dubbio, tra i sistemi più conosciuti e utilizzati da chi ha bisogno di archiviare e condividere file di vario tipo come, ad esempio, documenti, foto e video. Infatti, questo servizio di cloud al quale è possibile accedere da qualsiasi dispositivo connesso sul web, è parecchio diffuso negli ambienti di lavoro, in particolar modo quelli a distanza.

Utilizzare Google Drive è molto semplice e alla portata di tutti e basta semplicemente aver creato un account Google. Dopo di che sarà possibile creare cartelle e organizzare i propri file, oltre che condividere documenti con altri utenti, in tempo reale. Insomma, uno strumento piuttosto versatile, che consente un eccellente lavoro di gruppo, sia in ufficio che a distanza.

Tuttavia, secondo un recente studio, il cloud di Google sarebbe ricco di insidie per la sicurezza dei dati. L’indagine condotta da Metomic (specializzata in software per la sicurezza dei dati) avrebbe rilevato che non usare le giuste precauzioni esporrebbe i dati condivisi a grossi rischi.

Google Drive: i dati sono esposti al rischio di violazione e di attacco informatico

Google Drive è un sistema di archiviazione cloud con oltre un miliardo di utenti e ospita trilioni di file. Del resto, si tratta di un servizio molto semplice da usare, che offre numerose funzionalità e risulta comodissimo per il lavoro in team, sia in ufficio che a distanza. Tuttavia, un recente studio di Metomic, ha rilevato che il cloud di Google nasconderebbe diversi pericoli per la sicurezza dei dati.

Nello specifico, gli esperti dopo aver analizzato quasi 6,5 milioni di file di Google Drive, hanno scoperto che più del 40% dei file contiene informazioni sensibili, come documenti personali, foto compromettenti, contratti confidenziali dei dipendenti e fogli di calcolo con password. Insomma, file che potrebbero mettere in seria difficoltà le aziende e le organizzazioni che li usano. Proprio come ha evidenziato Metomic, infatti, questi dati rappresentano “oro che cola” per i cyber criminali, che possono sfruttare per mettere a segno i loro colpi.

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Alla luce di tutto questo, Rich Vibert CEO di Metomic ha sottolineato l’importanza di proteggere i dati vulnerabili, raccomandando le aziende di adottare misure proattive per proteggerli. Secondo recenti stime, le violazioni dei dati sono sempre più frequenti e parecchio esose. IBM ha fatto sapere che, negli ultimi tre anni, il costo medio di una violazione è aumentato del 15%. Insomma, meglio evitare che i propri dati e quelli della propria azienda cadano nelle mani sbagliate!